Storia di Francesco (Fuga in Pandina)

Francesco guida veloce la sua Panda bianca modificata. Modificata perchè cade a pezzi e ormai di originale in quella macchina ci sono rimasti solo alcuni bulloni del motore che povero lui arranca facendo “cof cof lasciami morire in pace ti prego”. Aveva appena finito di lavorare, uno schifosissimo lavoro come aiuto lattaio

cioè in pratica il suo collega/boss guidava il furgoncino mentre lui scendeva per scaricare casse di latte agli alimentari 


un lavoro appagante, che gli permetteva di incontrare tante belle gnocche 

come la cinquantenne polacca obesa sudata e tinta che gli dava una pizzetta rossa ogni volta che lo vedeva e gli diceva che se voleva poteva portarla fuori a cena ahahah

ottimi guadagni 

i trenta centesimi di mancia che a volte alcuni clienti sganciavano li avrebbe usati come anticipo sul mutuo; tò, oggi è giorno di paga, fa il capo, ti vanno bene 300 euro? Certo capo, mi sono solo svegliato alle 3.40 tutti i santi giorni per un mese e ho lavorato fino alle 15 scassandomi la schiena, facendomi venire l’insonnia quando cerco di dormire di giorno, sballando completamente il mio bioritmo naturale, certo che vanno bene 300 euro e grazie infinite capo lei è un santo

e soprattutto un lavoro che prometteva una carriera luminosa davanti a lui come i neon di una Las Vegas di Provincia

...se ci sai fare e impari bene il mestiere (?), dice il capo, tra qualche anno di prendi tu un furgone tutto tuo e inizi per conto tuo a portare il latte agli alimentari. Poi magari ti puoi ingrandire, potresti passare al pane, ai latticini, che questo lavoro serve sempre, tranquillo che noi non ci moriamo mai di fame

Sono le 15.35 e Francesco sta sul Raccordo. Fa un caldo infernale, l’aria condizionata ahah è il finestrino aperto per metà perchè è rotto, suda come un maiale e in tasca sente il peso di tutti quei soldi, i 300 euro guadagno di un mese di lavoro che se fa due conti vede che una metà se ne è andata in benzina per la macchina che porca puzzola infame stà Pandina succhia come una disperata. 

Poi Francesco pensa al domani. Ed è proprio vero, “domani è un altro giorno”. Peccato che è un altro giorno schifoso, sveglia all’alba, carica, scarica casse di latte, sorridi alla polacca cicciona per una pizza mezza acida del giorno prima, chiacchiera col boss che si atteggia a grande imprenditore e dà consigli tipo “se vuoi conquistare una donna trattala male”, e Francesco pensa che la prima moglie del boss è scappata con un rappresentante di enciclopedie sugli animali e la sua attuale compagna è un incrocio tra un Ewok quei cosi pelosi di Star Wars e un chiuaua triste ma il più triste che abbiate mai visto, che stà povera donna non parla neanche l’italiano perchè viene da un paesino sperduto della Romania e si parlano a gesti e grugniti. 
E insomma Francesco pensa a tutto questo, pensa che a casa sua, in pratica un armadio con cesso annesso, non c’è nessuno che lo aspetta, e si vede a 40 anni come in uno specchio fare una finaccia e triste come la moglie del capo. Allora inchioda e vede un'uscita autostradale, la imbocca a tutta velocità e si dà.
I 300 schifossissimi euri li avrebbe spesi tutti in benzina, e finchè la macchina va...

Questo raccontino, opportunamente criptato, è una storia vera, che mi ha raccontato un ragazzo di Giulianova che un bel giorno, di punto in bianco, ha preso la sua pandina e se ne è venuto a Roma senza neanche una valigia con due panni, senza nessuno da cui andare e con pochi spiccioli in tasca.
Ho usato questo racconto come editoriale del numero adesso in stampa di FuoriZona, forse perchè dentro gli occhi del ragazzo, oltre la voglia di scappare, c'era l'entusiasmo dei folli e dei sognatori. Non l'ho più visto in giro, non so che fine abbia fatto. Sicuramente non è tornato a Giulianova, sono sicuro.

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