Leggende metropolitane

Quella maledetta autostoppista... mi è stata antipatica fin dalla prima volta che l’ho vista. Ero lì con il mio ragazzo, Gabriele, e tornavamo dal concerto dei SenzaTetto, una band underground romana. Si era tenuto in un localino di San Giovanni, un buco schifoso piccolissimo stipato fino all’inverosimile. Tra alcool e fumo, non ero riuscita a seguire benissimo il concerto. Il mio ragazzo invece era un appassionato, e nonostante l'acustica fosse pessima e la visibilità scarsa cantava tutte le canzoni a squarciagola dimenando i lunghi capelli neri. In fondo è stato un bel concerto, un punkettino tirato tirato con metriche insulse ed un cantenta con la raucedine. E’ il seguito che non mi è gustato affatto.

Stavamo tornando a casa, eravamo sulla Nomentana, appena fuori dal raccordo. Piove e fa freddo. Piove tanto. 
Grande concerto, fa lui.
Vero, faccio io.
Non mi sento proprio benissimo, mi gira un po’ la testa e ho le farfalle nello stomaco.
Cavolo fa lui e inchioda.
C’è una ragazza in mezzo alla strada, bagnata fradicia. E’ vestita leggerina.
Le diamo un passaggio, fa lui?
No, faccio io.
Sei senza cuore, fa lui, guarda che tempo da lupi.
Fai come ti pare, faccio io. E non faccio in tempo a dirlo che lei è già vicino alla macchina. Gabriele abbassa il finestrino.
Ehi dove vai?, fa lui.
Devo tornare a casa ma l’autobus non passa lo aspetto da quasi tre ore, fa lei.
E ti credo, faccio io.
Sali che ti diamo noi un passaggio, fa lui.
Lei entra e si accomoda dietro. Lui parte. Io mi giro a vederla. E’ graziosa, tutta bagnata come una spugna gialla tipo Spongebob. Penso alla spugna, vorrei dire qualcosa di simpatico ma mi viene da vomitare anche l’anima.
Blocca la macchina, faccio io
Lui sterza e imbocca una stradina persa tra la vegetazione. Inchioda. Io scendo al volo e mi butto dietro un albero. Vomito tutto il vomitabile. Poi mi sa che svengo. Mi risveglio anche io fradicia di pioggia. Ripenso a Spongebob ma non mi viene poi così tanto da ridere.
Penso: perchè Gabriele non mi è venuto a cercare? Bastardo. Penso: E se gli è successo qualcosa? E intanto esco da dietro l’abero e vedo la macchina dove l’ho lasciata. Continua a piovere. Mi avvicino e apro la portiera. Lo shock mi fa girare la testa. Di nuovo. Gabriele e l’autostoppista stanno facendo sesso dentro la macchina ormai con i vetri tutti appannati. Bastardo lui e lei. La prendo e la tiro giù dallo sportello, in mezzo alla melma che è diventata la strada sterrata. Non ci vado sottile. La umilio leggermente, non la prendo a calci solo perchè ancora mi gira la testa. Poi mi giro a affrontare il bastardo. Inizio ad insultarlo quando lui grida, in direzione della ragazza. Mi volto. Lei è sparita. Dove cavolo si è nascosta? No, fa lui, si è smaterializzata completamente. Seee va beh bastardo traditore. 
La strada è una, che si perde dietro un boschetto. La inseguo, la devo trovare e smaterializzare a forza di pizze in faccia. Però tra l’erba scorgo una lapide, c’è una foto, manco a dirlo è la ragazza autostoppista. Gabriele mi arriva alle spalle. Ha ancora la patta aperta. Guarda la lapide. Fa un urletto molto femminile e mi sviene ai piedi. Cavolo. 
Un fantasma, penso mentre mi sfogo su Gabriele con la scusa di svegliarlo. Un fantasma dai facili costumi. Una fantasma che ci ha provato con il mio ragazzo. E c’è riuscita. Cavolo tutti così i maschi, si farebbero anche un ectoplasma se disponibile.

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